Big Tech tra controllo sociale e sudditanza politica
Big tech nel mirino.Una lettera con timbro del Congresso e una data già scritta in agenda — 8 ottobre 2025 — hanno messo in fila quattro piattaforme “community-centriche”: Reddit, Discord, Steam e Twitch. Il presidente repubblicano della Commissione per la Vigilanza della Camera, James Comer, dice di voler capire come si possa prevenire “radicalizzazione” e “incitamento politico” online dopo l’uccisione di Charlie Kirk. È l’inquadratura ufficiale. In controluce, però, si vede un’altra scena: l’uso di una tragedia come leva per restringere il perimetro del dicibile sui social aperti, proprio a ridosso della stagione elettorale. Non è solo un atto istruttorio: è un segnale politico a chi modera le piazze digitali dove il disordine del linguaggio è la regola e non l’eccezione.
Alla corte di Donald Trump
Lo stesso mese, all’altra estremità di Washington, è andato in scena l’atto complementare. Cena alla Casa Bianca con i grandi dell’hi-tech, narrativa di “dominanza americana nell’AI”, telecamere puntate su promesse d’investimento. In quell’occasione Mark Zuckerberg ha sbandierato un numero che buca lo schermo — 600 miliardi di dollari “entro il 2028” — salvo poi vedere la cifra contestualizzata dalla CFO di Meta, Susan Li, come proiezione cumulata su più anni, una stima d’ordine di grandezza più che un impegno contrattuale inciso nella pietra. Il messaggio però passa: chi parla la lingua dell’AI-infrastruttura — capex, data center, permitting, energia — ottiene platea e legittimazione. Chi ospita conversazioni rumorose senza portare in dote hardware, chip o megawatt viene richiamato in Commissione a spiegarsi.
BIG TECH E CORTE SUPREMA
Questa pressione elettiva funziona in due tempi. Prima si premiano gli attori considerati “strategici” per l’AI nazionale; poi si disciplina chi regge il peso del discorso pubblico quotidiano. Per farlo non servono nuove leggi: spesso bastano un’audizione minacciata, un titolo di giornale, un filo di moral suasion. Negli Stati Uniti questo scivolamento ha un nome tecnico — jawboning — e un confine legale preciso. La Corte Suprema, nel caso Murthy v. Missouri (2024), non ha chiuso la porta al dialogo tra governo e piattaforme, ma ha chiarito la soglia: la collaborazione non può diventare coercizione né “significant encouragement” tale da trasformare scelte private in azione statale. La linea sottile, in altre parole, separa l’informare dal premere fino a raffreddare il dibattito.
La legge per le Big tech
Sotto quella linea, la bussola del Primo Emendamento resta nitida. Con Brandenburg v. Ohio (1969) la Corte ha stabilito che lo Stato non può punire parole anche durissime se non sono dirette e idonee a provocare un illecito imminente. Con Matal v. Tam (2017) ha ricordato che offendere non basta a perdere la protezione costituzionale: negli USA l’“hate speech” in sé non è una categoria non protetta. Traslato sul presente, questo significa che la pressione politica su rimozioni generalizzate di contenuti offensivi rischia di sfiorare la linea rossa, soprattutto se non è ancorata a standard trasparenti e autonomi delle piattaforme.
Il parallelo con i media broadcast rende visibile l’effetto senza bisogno di dottrina. Il caso Kimmel/ABC ha mostrato come funzioni la raised eyebrow regulation: non c’è un ordine scritto, ma basta l’“alzata di sopracciglio” del regolatore — lo stesso che rilascia licenze o valuta fusioni — perché la rete scelga la strada più prudente. Sui social cambiano gli strumenti (audizioni, minacce legislative, tweet dal pulpito), non l’esito: autocensura per evitare guai, abbassamento del rumore per evitare attriti, conformismo come assicurazione contro i rischi reputazionali e regolatori.

Neutralità della rete e big tech
Nel frattempo, il terreno infrastrutturale si sposta. A gennaio 2025 la Corte d’Appello del Sesto Circuito ha bloccato il ripristino delle regole federali di net neutrality, ritenendo che la FCC non avesse la base per riclassificare gli ISP come “common carriers”. Nei mesi successivi la nuova FCC, guidata da un indirizzo deregolatorio, ha avviato il “delete, delete, delete” dei residui regolatori. Il risultato pratico è un paradosso: si alleggerisce il controllo sulle tubature di rete, mentre cresce la spinta informale a indirizzare ciò che scorre dentro quelle tubature. La postura pubblica diventa coerente: libertà ai vettori, attenzione — quando serve, pressione — sui contenuti e sui loro intermediari.
Il dossier TikTok è l’esempio più istruttivo di come si possa governare l’infosfera senza bandire esplicitamente. L’accordo maturato a settembre evita il divieto totale ma costruisce una “nazionalizzazione morbida”: Oracle e investitori statunitensi presidiano dati, sicurezza e algoritmo per l’utenza USA; ByteDance resta agganciata tramite licenze e quote minoritarie, mentre il sistema di raccomandazione viene replicato/riaddestrato in un perimetro di sovranità americana. Non si spegne un feed: si ri-ingegnerizza l’architettura che decide cosa vediamo, dove e quando. È la stessa grammatica che lega politica industriale, sicurezza nazionale e controllo dei flussi informativi.
AI, governo e BIG TECH
Sul fronte AI-governo la saldatura è ancora più chiara. Nel 2025 l’Esercito USA ha consolidato decine di contratti in un accordo decennale con Palantir (tetto fino a 10 miliardi di dollari) per acquistare più rapidamente software di dati/analytics/AI e portare capacità algoritmica nelle operazioni. In parallelo, partnership con integratori come Accenture Federal Services hanno istituzionalizzato una filiera di AI operativa a servizio delle agenzie federali. Se l’AI diventa infrastruttura pubblica, chi la abilita sale di rango politico; chi la mette alla prova — ospitando conflitti e disordine delle community — finisce sotto lente. La differenza di trattamento non è un bug: è la nuova regola.
Accanto a questa traiettoria corre la dottrina crypto dell’amministrazione. Con l’Ordine Esecutivo 14178 la Casa Bianca ha fissato l’indirizzo per le tecnologie finanziarie digitali; nei mesi successivi sono arrivati il progetto di Strategic Bitcoin Reserve per gestire in modo strutturato gli asset digitali confiscati e una cornice federale per gli stablecoin (il GENIUS Act) volta ad armonizzare regimi statali e requisiti di riserva. L’idea di fondo è la stessa che anima l’AI: infrastrutture gemelle — computazione e finanza digitale — al centro della capacità di governo. In questo quadro chi fornisce nodi di potere tecnico è un alleato di sistema; chi ospita dissenso rumoroso è un problema d’ordine da addestrare a nuove forme di conformità.
Un circolo vizioso
Tutto questo torna alla domanda iniziale: che cosa verrà chiesto davvero alle piattaforme convocate per l’8 ottobre? Se lo scopo è la sicurezza, il Congresso può pretendere criteri pubblici di moderazione, tracciabilità delle escalation, aperture alla ricerca indipendente sui sistemi di raccomandazione, audit esterni periodici e rendicontazione dettagliata. Se invece l’audizione si limiterà a chiedere “meno rumore” e “più pulizia”, allora la tragedia sarà stata convertita in procedura e la procedura in disciplina. Non piattaforme più trasparenti, ma piattaforme più obbedienti.
La doppia corsia, a quel punto, sarà difficilmente contestabile: Meta, Apple, Google, Microsoft, OpenAI…TUTTE LE BIG TECH alla cena e nella narrativa della “missione nazionale”; Reddit, Discord, Steam, Twitch in aula a giustificare il modo in cui reggono il peso del disordine digitale. Due platee, due lessici, due prezzi. È qui che la formula “controllo sociale e sudditanza politica” smette di essere una provocazione e diventa descrizione di un assetto: premiare chi costruisce potere computazionale, indirizzare chi ospita la parola pubblica.
Non serve una legge quando basta un invito in Commissione: sta a chi governa scegliere se farne uno strumento di trasparenza o un mezzo di conformità.Leggi altro →
Fonti
- House Oversight (invito a Reddit/Discord/Steam/Twitch, 8 ottobre 2025): https://oversight.house.gov/release/chairman-comer-invites-ceos-of-discord-steam-twitch-and-reddit-to-testify-on-radicalization-of-online-forum-users/
- Reuters (richiesta di testimonianza post-omicidio Kirk): https://www.reuters.com/world/us/us-house-panel-asks-online-forum-ceos-testify-after-charlie-kirk-assassination-2025-09-17/
- Meta CFO Susan Li sul “600 miliardi” (contestualizzazione): https://www.businessinsider.com/meta-cfo-explains-mark-zuckerberg-600-billion-white-house-pledge-2025-9
- Net neutrality — 6th Circuit blocca il ripristino delle regole federali: https://www.reuters.com/legal/us-appeals-court-blocks-biden-administration-net-neutrality-rules-2025-01-02/
- FCC “Delete, delete, delete” (nota/docket): https://docs.fcc.gov/public/attachments/DOC-412903A1.pdf
- Analisi sull’eliminazione dei residui NN (indirizzo Carr): https://broadbandbreakfast.com/carr-eliminates-already-defunct-net-neutrality-regulations/
- TikTok–Oracle: struttura dell’accordo e governance USA: https://www.reuters.com/commentary/breakingviews/bytedance-makes-lemonade-forced-tiktok-sale-2025-09-29/
- Investitori TikTok US (Oracle, Silver Lake, MGX ~45%): https://www.reuters.com/business/oracle-silver-lake-mgx-be-main-investors-tiktok-us-with-45-ownership-cnbc-2025-09-25/
- Politico (Casa Bianca “100% sicura” sulla chiusura dell’accordo): https://www.politico.com/news/2025/09/22/white-house-100-percent-sure-tiktok-deal-with-china-will-close-00574940
- Palantir–US Army (accordo decennale, fino a 10 mld $): https://defensescoop.com/2025/07/31/army-palantir-software-enterprise-agreement-10-billion/
- US Army (comunicato ufficiale): https://www.army.mil/article/287506/u_s_army_awards_enterprise_service_agreement_to_enhance_military_readiness_and_drive_operational_efficiency
- Cornice legale — Murthy v. Missouri (PDF): https://www.supremecourt.gov/opinions/23pdf/23-411_3dq3.pdf
- Cornice legale — Brandenburg v. Ohio (scheda Oyez): https://www.oyez.org/cases/1968/492
- Cornice legale — Matal v. Tam (opinion PDF): https://www.supremecourt.gov/opinions/16pdf/15-1293_1o13.pdf