Visual glitch artwork titled “The Mirror screen” — a distorted mirror symbolizing the flood of digital content and the illusion of choice in algorithmic media.
Perché Ci Ostiniamo a Non Cambiare?

PERCHÈ CI OSTINIAMO A NON CAMBIARE?
LA RESA UMANA ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Perché ci ostiniamo a non cambiare? È una costante identitaria dell’essere umano: ci astraiamo, ci alieniamo, inventiamo false motivazioni o, più frequentemente, ci nascondiamo per non affrontare la realtà della nostra vita. Fino a quando l’alternativa non diventa chiaramente la morte, rifiutiamo il cambiamento, sia come individui che come gruppo. Questo meccanismo si amplifica enormemente quando parliamo di identità collettiva, ed è esattamente ciò che vedo accadere oggi.

L’Avvento Inesorabile dell’Era Digitale: Un Processo Fuori Controllo

La cosa ancora più amara? Persino alcuni degli “esperti” sembrano ciechi di fronte a queste evidenti dinamiche. La realtà che oggi ci travolge non è una catastrofe improvvisa, ma l’ultimo stadio di un processo tecnologico iniziato oltre cinquant’anni fa, con la rappresentazione binaria delle informazioni e l’affermazione dell’elettromagnetismo. È un processo che ormai non siamo più in grado di controllare.

“La natura delle tecnologie emergenti è completamente fuori controllo. È un elemento dell’evoluzione umana del tutto incontrollabile. Si guida da sola, e non vedo come potrebbe smettere di farlo.” – Kevin Kelly, citato da William Gibson

La nostra esistenza è stata fondata sull’accumulare informazioni, trasmetterle, interagire, comunicare, riprodurci; ma ora… puff! Tutto questo lo fa l’AI. Siamo diventati noi stessi un ingranaggio, una semplice funzione che consente il passaggio delle informazioni per perseguire obiettivi definiti da algoritmi predittivi. Un sistema che analizza dati e decreta cosa sia giusto per te, per l’economia, per una nazione intera.

La Fusione del Reale e del Virtuale: Nascita della Super-Coscienza Collettiva

Abbiamo trasferito l’intera conoscenza umana in archivi digitali, uno spazio virtuale in cui le nostre vite sono proiettate e tradotte in numeri, diventando una parte dominante della nostra esistenza. La realtà si è fusa con il digitale, dando vita al cyberspazio, dove non esiste più una netta distinzione tra reale e virtuale, tra naturale e artificiale. L’interazione sembra libera, ma è mediata dagli apparati hardware e dalle interfacce software. Non ci siamo fermati qui: abbiamo creato algoritmi, automatizzato processi per regolare lo scambio di informazioni e prendere decisioni sempre più “giuste”. Ne è nata una sorta di super-coscienza collettiva dalla quale non possiamo più uscire, tutti immersi nello stesso medium comunicativo, spinti all’unità come in un alveare.

Il Sogno Infranto della Cibernetica: Dalla Liberazione alla Distopia Digitale

Wiener e i fondatori della cibernetica ci avevano avvertito: il paradigma era cambiato, la realtà era diventata un sistema unico, con tutti gli elementi interconnessi e privati della loro dignità individuale. All’epoca sembrava quasi un sogno per superare i blocchi di potere e le ingerenze degli Stati: si immaginava una “mente collettiva”, un hive mind, frutto della somma degli individui connessi in rete, che ci avrebbe liberato dalla schiavitù del sistema.

L’Illusione Quantistica e la Resa dell’Esperienza Umana

E se per un attimo la fisica quantistica ci ha fatto pensare a rappresentazioni più complesse della realtà e dell’universo, dall’altro lato la stessa importanza della molteplicità si sgretola di fronte al teorema di incompletezza di Gödel e all’indecidibilità di certi problemi matematici, simboli dell’unicità irriducibile dell’esperienza umana nella comprensione della realtà. Ci siamo arresi alla passività: ci limitiamo a essere algoritmi biologici inseriti nel grande pattern di una super-coscienza digitale collettiva, tutti connessi, tutti parte di un’enorme comunità addestrata dai dati.

L’AI: Potenziamento o Sostituzione? La Fatica di un Ingranaggio Umano

Sono profondamente avvilito. Uso l’AI generativa ogni giorno per lavorare al ritmo richiesto da un mondo che non segue più la velocità dell’uomo, ma quella delle informazioni che corrono in rete, elaborate da AI e algoritmi. Sono diventato io stesso un ingranaggio, una semplice funzione che consente il passaggio delle informazioni. L’uomo, il senso della sua vita, era accumulare informazioni, trasmetterle, interagire, comunicare, riprodursi (trasmettendo informazioni genetiche), e adesso… puff! Tutto questo lo fa l’AI. Io, che dovrei tracciare la rotta, mi sento un ratto su una ruota d’acciaio, obbedendo a comandi da una mente che non è più umana, spinto verso obiettivi che non ho scelto, dettati da algoritmi predittivi. Un sistema che decide cosa sia giusto per te, per l’economia, per un’intera città che non dorme mai, sotto il bagliore al neon e la pioggia incessante.

Resisti. Liberati dalla schiavitù digitale.

Resisti. Liberati dalla schiavitù digitale.

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